La Famiglia

Tutto parte da un’antica famiglia

Tutto parte da qui, perché la “Antica Dimora del Gruccione”, la struttura principale del nostro albergo diffuso, continua la proprietà della Famiglia Mura e Meloni Camosso Delitala che coniuga antiche origini lussurgesi, bosane e, dai Camosso, anche piemontesi.
Forse, anche a motivo di queste radici, caratteristica dei suoi membri fu quella di orientare la formazione scientifica, seppure dotata di una consistente componente umanistica, alla dedizione verso la cura della terra e, nel particolare, della viticoltura. Di Don Niccolò Meloni (1840-1896), di cui la titolare Gabriella Belloni, è dunque pronipote, si riconosce il contributo notevolissimo alla modernizzazione della viticoltura sia in qualità di assistente prediletto del prof. Ottavi, prima ad Ajaccio e successivamente a Casale Monferrato, sia in qualità di membro della Commissione Consultiva per la fillossera presso il Ministero per l’Agricoltura, e del Consiglio di Amministrazione della Regia Scuola di Viticoltura ed Enologia di Cagliari.
Proprietario di vigneti, rinomato distillatore di acquavite fu primo in Sardegna a trasformare in attività imprenditoriale l’arte della distillazione dal vino per acquavite e per cognac costituendo ancora oggi testimonianza autentica dell’applicazione delle scienze a un’agricoltura che voglia farsi rispettosa delle risorse bio regionali, in primis con la tutela delle cultivar locali.
Questo prodotto – Il Cognac Sardegna – giunto ormai al suo perfetto invecchiamento, ha raggiunto il più elevato grado di finezza ed è specialmente distinto pel suo profumo; fu già servito in diversi pranzi e ricevimenti ufficiali e trovato eguale alle più reputate marche francesi” …

Così, infatti, raccontava l’inserzione nel “Giornale Vinicolo Italiano” del 1896 per elogiare il grande distillato, dai vini del Montiferru, invecchiato in fusti di rovere che la Distilleria del Professore Niccolò Meloni produceva in Santu Lussurgiu con successo e molti riconoscimenti. Dei riconoscimenti, ottenuti dal Re, dal Ministero dell’Agricoltura, dalle Camere di Commercio e dagli espositori di Fiere e di Concorsi, rimaneva traccia nel cospicuo medagliere che dalla famiglia, in tempo di guerra, fu poi donato, come si diceva allora, “alla patria”. All’oggi, infatti, esso può dar mostra di sé soltanto nell’immagine che ne offre l’elegante locandina che, a cura della litografia Doyen di Simonetti di Torino, aveva il compito di pubblicizzare, appunto il Cognac, nella sua bella bottiglia di vetro fine, in compagnia degli elementi (come il nuraghe – a menzione di quello ubicato nell’amata azienda di Banzos – e il tralcio d’uva, come la palma nana e la botticella di quercia, come la figura femminile in costume sardo e lo stemma di famiglia) più salienti e significativi per evocare la storia e l’appartenenza territoriale del prodotto.

Si continua il legame col territorio grazie alle attività avviate successivamente da Deodato, figlio di Niccolò che, dopo gli studi di agraria a Portici e a Pisa, continua il successo delle distillerie e orienta i suoi principali interessi tanto alla viticoltura quanto alla zootecnia, raggiungendo risultati importanti , e ancora oggi riconosciutigli, nell’allevamento bovino e, in particolare equino, con preminenza nella definizione della razza del cavallo anglo arabo sardo.

Dopo la seconda guerra mondiale, che segna una reale e consistente dispersione della famiglia e della continuità dell’impegno di valore da essa condotto per l’agricoltura e le attività ad essa connesse, quasi tutti i suoi membri della più recente generazione sono già fuori Sardegna: i pronipoti di Niccolò Meloni e Luigina Camosso Delitala hanno infatti già stabilito le loro famiglie tra Torino, Milano, Padova, Bologna e Roma e, soprattutto, hanno alienato i loro beni e interessi legati all’Isola. Delle residenze rimane alla famiglia la grande casa di Santu lussurgiu utilizzata prima soltanto per la vendemmia e successivamente soltanto in occasione delle vacanze estive.

La storia dello stabile si fa dunque attuale anche se, a motivazione dell’odierno sono da ascrivere alcune date di rilievo nell’arco di più di un cinquantennio: alla fine degli anni ’50, infatti, attraverso alcuni passaggi ereditari la proprietà della casa passa alle sorelle Giuseppina e Giovanna Mura che, benché abitanti rispettivamente a Roma e a Padova, la amano profondamente; alla fine degli anni ’60, poi, sono le figlie di entrambe, Gabriella Belloni e Carla Colavolpe, seppure giovanissime, a dichiarare alle loro madri di volersi assumere la responsabilità delle loro rispettive parti e, nel ’90, infine, è Gabriella a decidere, dopo grave decisione, di acquisire la parte dello stabile che Carla, con dispiacere, era ormai risoluta a vendere in quanto la sua vita familiare le imponeva di trascorrere la maggior parte del tempo in Inghilterra. La casa riuscì così quasi a godere di vita autonoma e serena che ne ha del tutto preservato la poetica di custode della memoria.

Alla fine degli anni ’90 prendono avvio le “azioni” che, in ambito comunitario, mettono in luce il valore dei luoghi e degli ambienti che, defilati e estranei rispetto a modelli di sviluppo classico e industriale, si rivelano invece come depositi preziosi delle risorse uniche e specifiche che attengono alla cultura immateriale e materiale dei territori. Gabriella, dopo gli studi in filosofia, è ricercatrice in Germania. Lo specifico dei suoi interessi è la storia della scienza tra ‘500 e ‘600 e, soprattutto, la lettura degli eventi attraverso la disamina della “microstoria”, l’interpretazione olistica del sapere che si definisce di tipo “circolare” in quanto parimenti attento tanto ai risultati delle scienze classiche quanto a quelli provenienti dalle scoperte dello sperimentalismo empirico e popolare.
A questa formazione, all’indiscusso amore per la poetica dei luoghi, dei territori e di conseguenza della Casa di famiglia è da riportare pertanto la “causa prima” dell’origine dell’Albergo Diffuso, tipologia ricettiva che bene si prestava, allora ed oggi, ad essere idonea per attribuire nuova funzione agli spazi della Dimora. Dalla fine degli anni ’90, la costituzione della Società di gestione, la definizione della mission aziendale e la stessa partecipazione ai progetti e ai bandi regionali è andata sempre più precisando un orientamento che definisce la Antica Dimora del Gruccione nella sua volontà di essere presidio territoriale, in coerenza con gli assunti iniziali che ne hanno preservato la stessa esistenza.